Nel monastero delle Clarisse eremite di Fara Sabina, nel Lazio, si trovano 17 monache di 400 anni fa i cui corpi sono stati rinvenuti intatti.
Il mistero delle monache mummificate inizia nel 1806 con la promulgazione dell’editto napoleonico di Saint Cloud nel Regno d’Italia.
L’editto stabilì che le sepolture dovessero essere realizzate fuori dalle mura cittadine, in luoghi assolati e ventilati.
In base agli studi scientifici dell’epoca, le tombe all’interno della città provocavano malattie ed epidemie.
Tutte le tombe dovevano essere uguali, per evitare discriminazioni tra le salme. Per i defunti illustri c’era una commissione di magistrati per decidere quello che si doveva incidere sull’epitaffio della lapide.
Accanto al motivo igienico-sanitario, l’editto ne aveva quindi anche uno ideologico-politico.
Seguendo l’editto di Saint Cloud, le Clarisse si videro costrette a disseppellire i corpi delle consorelle dal loro cimitero privato e a trasferirli fuori città.
Fu allora che, con loro grande sorpresa, si trovarono di fronte a 17 corpi intatti, con le parti muscolari integre.
Di fronte a quel fatto, le monache preferirono conservarli, collocandoli all’interno di un muro nel monastero