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    Il mistero del Boeing 737 partito dall’Europa e sparito in Iran

    Il 20 febbraio scorso un Boeing 737 armeno è sparito nel nulla nei cieli dell’Iran dopo aver attraversato il giorno prima mezza Europa. A bordo c’erano soltanto due piloti, ma nemmeno questa è una certezza. Undici giorni dopo si sa soltanto che l’ultimo segnale è stato captato vicino al lago di Urmia. Il velivolo non si è schiantato e, ufficialmente, non ci sono vittime. Ma su di esso grava un sospetto: sarebbe atterrato con la scusa di un’emergenza tecnica nella Repubblica islamica per aggirare l’embargo imposto al Paese. E finire così nelle mani di un’aviolinea locale che, causa sanzioni, non può comprare velivoli.

    Il primo volo

    Il giallo del Boeing 737-300 inizia il 19 febbraio. Il jet è operato dal vettore Fly Armenia Airways creato nell’autunno 2019 e con un logo che somiglia molto — per non dire di più — a quello di Air Italy, l’ex Meridiana (finita in liquidazione). L’aeromobile lascia l’aeroporto di Tallinn, Estonia, Unione europea. Non è un dettaglio da poco. Le compagnie aeree armene sono nella black list europea: non possono quindi volare sopra l’Ue. In ogni caso quel bimotore — matricola EK-FAA — decolla verso le 10 locali (le 9 in Italia) con destinazione Hostomel, Ucraina, per una sosta tecnica prima di ripartire per gli Emirati Arabi Uniti dov’è atteso per interventi di manutenzione (ma nemmeno questa è per ora confermata).

    La deviazione

    Ma una volta sopra l’Ucraina il Boeing vira verso la Bulgaria, altro Paese dell’Unione europea, dove atterra a Varna dopo aver attraversato anche lo spazio aereo della Romania. Da quanto si apprende fino a quel momento non scatta nessun allarme nei cieli continentali. E nemmeno la mattina dopo. Quando il velivolo riprende quota alle 9:24 locali (le 8:24 in Italia), come mostrano i tracciati recuperati dalle piattaforme specializzate. Alle 14:03 ora iraniana (le 12:43 in Italia) il Boeing entra nello spazio aereo gestito da Teheran. E da lì si perdono le tracce. Il Corriere della Sera ha chiesto chiarimenti a Eurocontrol, il consorzio che vigila sui cieli europei, ma senza ottenere una risposta al momento della pubblicazione di questo articolo.

    La sparizione

    Nelle ore successive si susseguono le ricostruzioni. Il sito armeno Armenpress scrive che dagli Emirati avrebbero contattato la capitale Erevan — in questi giorni al centro di tensioni politiche locali — sostenendo che il velivolo non s’è visto nei loro aeroporti e che forse è stato dirottato. In seguito altre fonti hanno spiegato che in realtà un problema tecnico aveva costretto il Boeing ad atterrare all’aeroporto di Teheran. Da dodici giorni però quell’aereo — con quel codice identificativo — non è mai più decollato.

    Le autorità e i silenzi

    L’autorità armena per l’aviazione civile ai giornali locali il 23 febbraio ha confermato l’esistenza di quel volo «tecnico» e ha sostenuto che le indagini erano in corso. A bordo, secondo loro, non c’erano passeggeri, ma soltanto piloti di nazionalità straniera. Non si conoscono ulteriori dettagli. L’ente locale non ha risposto alle domande del Corriere. Silenzio anche dal ministero armeno dell’Amministrazione territoriale e delle infrastrutture. Da Fly Armenia Airways una persona che si qualifica come marketing manager spiega via e-mail che «in questo momento è in corso un procedimento legale» e quindi «non possiamo fornire i dettagli dell’indagine». «Il management del vettore — prosegue la replica — è in Iran e sta negoziando per spedire l’aereo in Armenia».

    Il sospetto

    Più passano le ore più il caso diventa pieno di sospetti. Secondo il sito specializzato olandese Scramble — che per primo se ne occupa con attenzione — la stampa locale iraniana sostiene che proprio quel velivolo andrà ad aggiungersi alla flotta di Caspian Airlines, compagnia della Repubblica islamica. L’atterraggio d’emergenza, insomma, sarebbe un escamotage per vendere aerei di Paesi occidentali (o parti di essi) all’Iran aggirando così l’embargo imposto. Una pratica che si servirebbe proprio di Stati come l’Armenia, l’Iraq, l’Uzbekistan e il Kirghizistan. Fly Armenia Airways però smentisce nella e-mail al Corriere e parla di disinformazione. Nel 2015 — ricordano diversi esperti — l’iraniana Mahan Air aveva potuto prendersi alcuni Airbus A340 grazie allo stesso escamotage: i quadrimotori erano stati comprati dall’irachena Al-Naser Airlines, ma quando vennero mandati tutti insieme verso il Kazakistan per la manutenzione ecco che dichiararono tutti problemi tecnici e atterrarono insieme a Teheran e non ritornarono mai più nel Paese d’origine.

    La compagnia armena

    C’è un ulteriore particolare bizzarro: la stessa stampa iraniana spiega che un altro Boeing, stavolta 737-400, volerà con la livrea di Caspian Airlines: la matricola coinciderebbe con il Boeing sempre di proprietà di Fly Armenia Airways. E anche la compagnia armena mostra più di qualche curiosità. Tra le sue destinazioni, per esempio, compaiono Marsiglia e Praga. Peccato che non ci possa volare perché i vettori dell’Armenia sono, come scritto, tutti nella black list Ue. Ma Fly Armenia Airways spiega via e-mail che l’idea è (o meglio: era) di volare lo stesso noleggiando un aereo di un Paese accettato dall’Ue. Non solo. Come il Corriere ha potuto verificare direttamente sul sito il numero di telefono del call center (+374-12-737-000) non funziona (ma la compagnia sostiene che invece sia attivo), così come l’interfaccia per le prenotazioni dei voli (che non fa comparire davvero voli). Mentre nella sezione della flotta si vede soltanto il 737-400.

    I dati sul velivolo

    Secondo i siti specializzati il Boeing 737-300 dei misteri è uscito dagli stabilimenti di Renton, nello Stato di Washington, oltre 23 anni fa. Ha volato in Nuova Zelanda, in Estonia, Ucraina, Georgia, Emirati Arabi Uniti, Slovenia, Romania e Lituania. Nel dicembre 2020 è finito nelle mani di Fly Armenia Airways. I pubblici registri consultati dal Corriere e aggiornati al 22 febbraio mostrano che il velivolo è stato immatricolato con il codice armeno EK-FAA il 30 dicembre 2020, due giorni dopo il 737-400 (EK-FAB) e con validità di registrazione fino al 20 agosto 2025, ma senza ancora una certificazione di aeronavigabilità. Ammesso che ora ne serva uno in territorio iraniano.

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